LETTERA PER LA MODIFICA DELLA LEGGE 107/10
Al Presidente della
Repubblica Italiana
On. Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale
00187 Roma – Italia
e
Alla Presidente del
Senato
Della Repubblica
Italiana
Sen. Maria Elisabetta
Alberti
Casellati
Palazzo Madama
Piazza Madama
00186 Roma – Italia
e
Al presidente della
Camera dei Deputati
Della Repubblica
Italiana
On. Roberto Fico
Palazzo Montecitorio
Piazza Montecitorio
00186 Roma – Italia
e
Al Presidente del
Consiglio dei Ministri
Della Repubblica
Italiana
Dott. Giuseppe Conte
Palazzo Chigi
Piazza Colonna 370
00187 Roma – Italia
e
Al Ministro della
Repubblica Italiana
Per la Salute
On. Giulia Grillo
Lungotevere Ripa 1
00153 Roma – Italia
Al Ministro della
Repubblica Italiana
Per le politiche della
famiglia
On. Lorenzo Fontana
Via della Ferratella
In Laterano 51
00184 Roma - Italia
e p.c.
All’associazione
Lega Del Filo D’Oro
Via
Montecerno 1
60027
Osimo – Italia
e p.c.
Al
Presidente del forum
sulle disabilità
e, Presidente
de
L’Unione Italiana
dei Ciechi e
degli Ipovedenti
Prof. Mario Barbuto
Via
Mentana 2b
00185
Roma (Italia)
Oggetto: Legge sul riconoscimento della sordocecità (L. 24
giugno 2010 n.107) Una legge totalmente ingiusta. Una legge da rifare.
Premessa:
La
comunità Europea il 12 aprile del 2004 ha deliberato la “dichiarazione scritta
dei diritti delle persone sordocieche”, essa riconosce la sordocecità definendo
questa pluriminorazione sensoriale “quale disabilità distinta, specifica”,
invitando gli stati membri a recepirla, specificando inoltre i requisiti per definire un soggetto
“sordocieco”.
Questa risoluzione evidenzia il fatto
che la percezione ambientale, la comunicazione, le difficoltà relazionali siano
ben diverse e più limitanti di quelle difficoltà che sono proprie delle persone
soltanto cieche o soltanto sorde, così come diversi sono gli strumenti idonei
al superamento di questi specifici e distinti limiti percettivi. la
sordocecita’ non e’ la somma dei limiti dati dalle due minorazioni vista e
udito, ma è una disabilità a sé, diversa
e specifica per il semplice fatto che nella comunicazione la vista e l’udito
sono sensi vicarianti.
La dichiarazione Europea, non pone limite di età per il riconoscimento di questa
gravissima minorazione considerando i soggetti sordociechi anche nel caso in cui la
maggior parte di essi mantiene un uso parziale di uno o di entrambi i sensi.
Il parlamento italiano,
con la legge 24 giugno 2010 n° 107 all’articolo
1 stabilisce che “La
presente legge e' finalizzata al riconoscimento della sordocecita' come disabilità specifica unica,
sulla base degli indirizzi contenuti nella dichiarazione scritta sui diritti
delle persone sordocieche dal Parlamento europeo, del 12 aprile 2004” e successivamente
si ricollega a quanto già stabilito nelle normative vigenti in merito alla
cecità ed alla sordità (art.2 comma 1).
Questi riferimenti di
leggi preesistenti evidenziano come questa legge è stata approvata con
l’intento di NON recepire affatto
la risoluzione Europea, in quanto la normativa vigente nel merito della
sordità in Italia (comma 2, art.1 legge 381
del 26 maggio 1970 e comma 2 art 2 legge 95 del 20 febbraio 2006),
stabilisce che “si considera sordo il minorato sensoriale dell’udito affetto da
sordità congenita o acquisita durante l’età evolutiva che gli abbia compromesso
il normale apprendimento del linguaggio parlato, purché la sordità non sia di
natura esclusivamente psichica o dipendente da cause di guerra, di lavoro o di
servizio”.
Quindi,
stando alla legge 381/70 e di conseguenza anche
alla legge 107/10, chi perde l’udito dopo l’età evolutiva (oltre i dodici
anni), avendo imparato a parlare non viene riconosciuto sordo, ma la legge lo
definisce invalido civile anche se non sente nulla. Di conseguenza NON sono riconosciute
sordocieche le persone che, pur presentando una importante minorazione visiva,
diventano sorde nell’età adulta. L’aver imparto a parlare, in una persona che
non sente e non vede non permette di dialogare, manca ogni canale percettivo
nel rapporto di reciproca comunicazione. Non vengono considerati sordociechi
nemmeno coloro che sono nati con un minimo residuo uditivo, sia che lo perdano,
sia che lo mantengano, pur non avendo più le condizioni sensoriali sufficienti
alla comunicazione.
Il problema riguarda
soprattutto quelle persone che nel corso della vita , dopo il dodicesimo anno,
hanno perso totalmente la percezione della vista e dell’udito. Ma anche coloro
che hanno mantenuto in minima parte la funzione sensoriale uditiva aggiungendo
a questo, l’essere cieco assoluto, cieco parziale oppure ipovedente grave (leggi 382/70 e 138/2001). Stando queste
condizioni, ci troviamo a dover fare i conti con il fatto che queste persone non sono in grado di comunicare supportandosi con la
lettura labiale e nemmeno con la LIS (lingua dei segni), dal momento in cui
avendo una patologia degenerativa della vista non riescono più a vedere i
movimenti dell’interlocutore. Ebbene, per queste persone e dei loro famigliari inizia
il calvario dell’isolamento nella comunicazione e quindi l’esclusione sociale,
perché in Italia NON essendo
riconosciute persone sordocieche per la grave mancanza legislativa, NON sono attivate per loro e le
loro famiglie quelle “tutele” che il riconoscimento della sordocecita’ quale disabilita’
specifica e distinta dovrebbe attivare. Diversamente sarebbero attivati i
servizi essenziali come la formazione di personale che abbia competenze
qualificate per la specifica comunicazione, la riabilitazione attraverso ausili
specifici di nuova tecnologia e la corretta assistenza, nonché la formazione
permanente e l’inserimento al lavoro, così come previsto dalle leggi Italiane e
dalla dichiarazione Europea.
Nel giugno del 2016,
presso il Ministero della Salute, durante un convegno, la Lega Del Filo D’Oro e
l’I.S.T.A.T. hanno reso pubblica una ricerca dove viene evidenziato che in Italia
le persone con la doppia minorazione vista-udito in condizione di gravità sono
più di 189.000. Il 57% delle quali in condizione di non autosufficienza. Una
situazione gravissima e purtroppo non considerata dai legislatori. Anche dopo
il 2016. Difatti più volte, le associazioni, ma anche liberi cittadini hanno
invitato le autorità competenti di intervenire per riconoscere nel modo indicato
dal Parlamento Europeo, la sordocecità. Non ci sono state e non ci sono attualmente
risposte.
Il 21 ottobre 2014, è
stata depositata in undicesima commissione del Senato della Repubblica
Italiana, una petizione firmata da liberi cittadini, alla quale è stato
assegnato il numero 1345 ad oggi non s’è ancora avuto risposta.
.
Si chiede:
che l’attuale legge 24 giugno 2010 n. 107
venga riformulata in toto in modo che la sodocecità venga riconosciuta di fatto
e non solo in astratto con articoli fuorvianti, una disabilità distinta,
specifica, non la somma di due disabilità, in quanto i due organi
vista-udito, sono organi vicarianti nella comunicazione. Che venga
riconosciuta la vicarietà dei due sensi vista e udito come requisito essenziale
per la comunicazione. Che venga costituita una commissione speciale per la classificazione
delle diverse gravità del deficit sensoriale compensativo in base ai
diversi livelli residuali, come già avviene per le singole disabilità della
vista e dell’udito. Che le commissioni per l’accertamento della sordocecità
siano specifiche per competenza. Che alle persone con la minorazione
vista/udito in condizione di gravità vengano erogati gratuitamente i presidi
sanitari quali ad es. protesi acustiche di avanzata tecnologia aggiornando il
nomenclatore a proposito.
Che come già alcuni stati hanno riconosciuto
il terzo sabato di settembre “giornata mondiale dedicata alle persone con la
Sindrome di Usher (malattia rara che causa sordocecità), sarebbe utile che
anche l’Italia aderisca a questa iniziativa.
La persona di
riferimento di questa manifestazione, già primo firmatario nel 2014 della
petizione n. 1345 assegnata in undicesima commissione del Senato è:
Angelo Costantino Sartoris
cell. 347.889 4651 – e mail: ancosart@libero.it
In attesa di un
vostro riscontro porgiamo distinti saluti.
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